
Occupazione femminile: il congedo di paternità non basta
L'occupazione femminile in Italia rappresenta una sfida cruciale, con un gap significativo rispetto agli uomini nonostante alcune crescite positive. Risulta decisivo un intervento che non solo aumenti i numeri, ma migliori la qualità del lavoro femminile, favorendo la continuità di carriera e mirando alla riduzione delle disparità. Il lavoro di cura familiare, ancora gravemente sbilanciato sulle donne, penalizza fortemente la loro partecipazione. Il congedo di paternità obbligatorio, seppur un passo avanti, è insufficiente per riequilibrare realmente i carichi familiari ed emancipare la donna da stereotipi lavorativi limitanti. L'inattività femminile, particolarmente concentrata nella fascia d'età over 50, segnala difficoltà di reinserimento lavorativo e necessità di formazione continua e valorizzazione delle competenze. Le politiche attive per l'occupazione femminile esistono, ma spesso sono frammentarie e non affrontano efficacemente gli ostacoli culturali radicati, come la bassa presenza femminile in ruoli apicali e in settori innovativi. Per il futuro, integrando servizi di welfare, flessibilità, promozione dell’imprenditoria e supporto nei settori STEM, l’Italia può costruire un sistema di lavoro inclusivo. Solo attraverso una strategia organica, che superi emergenze e stereotipi, si potrà valorizzare appieno il potenziale femminile e contribuire alla competitività e coesione sociale del Paese.