
Maxi frode sulle pensioni d’invalidità a Reggio Calabria
La maxi frode scoperta a Reggio Calabria ha evidenziato una rete criminale sofisticata e ramificata che ha falsificato documenti sanitari per ottenere indebitamente pensioni d’invalidità dall’INPS. L’indagine della Guardia di Finanza, partita da segnalazioni interne e controlli incrociati, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 51 persone, tra cui cittadini privati, funzionari, medici e due donne al centro dell’organizzazione criminale, madre e figlia. La falsificazione coinvolgeva certificati, perizie e verbali, creando documenti apparentemente legittimi ma completamente artefatti.
Questa rete agiva industrialmente, proponendo a chiunque pagasse migliaia di euro di entrare nel sistema truffaldino, effettuando decine di presentazioni di domande clandestine e riuscendo a infiltrarsi nei gangli della pubblica amministrazione e della sanità locale. Le vittime di questa frode non sono solo l’INPS, che subisce un danno economico stimato in milioni di euro, ma anche i veri beneficiari delle pensioni, il cui diritto viene messo in discussione e danneggiato dall’alone di sospetto generato dalla vicenda.
Il caso ha innescato un dibattito nazionale sull’efficacia dei controlli e sulla necessità di digitalizzare e potenziare le verifiche, data la diffusione del fenomeno in tutta Italia. Le istituzioni hanno risposto con l’istituzione di task force regionali e proposte di riforma per prevenire ulteriori frodi, promuovendo una maggiore collaborazione tra enti e una rinforzata cultura della legalità. Il recupero dei fondi sottratti e la tutela dei beneficiari reali restano priorità fondamentali per ristabilire fiducia e equità nel sistema di welfare italiano.