
La fede sotto assedio: società dei consumi e l’eredità di Pasolini
Il rapporto tra fede e modernità in Italia si è profondamente trasformato, con il cattolicesimo storico ormai meno centrale nella vita quotidiana. La diminuzione della partecipazione ai riti religiosi, come la frequentazione delle chiese e i matrimoni religiosi, indica una mutazione antropologica che va oltre la semplice secolarizzazione. Pier Paolo Pasolini, osservatore critico della società dei consumi, denunciava come questa trasformazione influisse non solo sui comportamenti esterni ma anche sulla stessa coscienza e desideri degli individui, creando una nuova realtà dove il sacro perde spazio a favore di un consumismo che reinterpreta i riti sociali come attività legate all'acquisto e al desiderio immediato.
Pasolini evidenziava come il consumismo omologasse le culture, spezzasse il legame con la tradizione spirituale e producesse una frammentazione sociale e una derealizzazione della vita. Il vuoto lasciato dalle pratiche religiose tradizionali non segna una sparizione del bisogno di senso, ma una sua trasformazione in nuove forme spirituali o identitarie spesso non legate al cristianesimo storico. Questo fenomeno trova conferma nei dati sociali recenti che mostrano un calo costante della religiosità, soprattutto tra i giovani, e una crescente indifferenza verso la religione, relegata spesso alla sfera privata.
Le conclusioni riflettono sull'eredità di Pasolini nella comprensione della crisi religiosa italiana. Il suo avvertimento circa la mutazione antropologica indotta dalla società dei consumi invita a una riflessione più profonda sul ruolo della spiritualità nel mondo contemporaneo. Di fronte all'individualismo e alla globalizzazione, la sfida resta conciliare il bisogno umano di significato con le trasformazioni sociali, riconoscendo che i paradigmi del consumo continuano a plasmare la nostra identità collettiva e personale.