
Cassa integrazione caldo 2025 anche per la temperatura percepita
Il 2025 introduce un importante aggiornamento normativo per la cassa integrazione caldo, che riconosce ufficialmente la temperatura percepita come criterio per l'attivazione delle misure di tutela legate al caldo eccessivo sul lavoro. Oltre alla temperatura reale rilevata, ora conta la sensazione termica reale vissuta dal lavoratore, che considera fattori come umidità, esposizione al sole e attività fisica. Questo cambiamento risponde alla crescente emergenza legata ai colpi di calore e infortuni registrati negli ultimi anni, con oltre 4.000 casi nel solo 2024, soprattutto nei lavoratori all'aperto come edilizia e agricoltura. L'INAIL ha previsto una soglia di 35° di temperatura percepita, oltre la quale le aziende possono attivare la cassa integrazione per garantire la sicurezza e prevenire incidenti.
La normativa prevede inoltre l'integrazione con le ordinanze locali di Comuni e Regioni che fissano limiti di attività, orari di lavoro e misure preventive come l'accesso a zone d'ombra e idratazione, diventando requisito indispensabile per la regolarità della procedura. Il nuovo quadro rafforza i diritti dei lavoratori, che possono segnalare condizioni a rischio, mentre le aziende hanno responsabilità giuridiche nel garantire un ambiente sicuro, con fornitura di dispositivi di protezione, formazione e controllo delle condizioni climatiche. Uno degli aspetti più innovativi riguarda la misurazione della temperatura percepita attraverso specifici algoritmi che valutano afosità, radiazione solare e vento, per stimare il reale impatto termo-fisico sul corpo umano.
Per l'estate 2025, oltre alla cassa integrazione, le imprese sono invitate a adottare buone pratiche come la programmazione delle attività nelle ore più fresche, pause frequenti, idratazione e abbigliamento adeguato. La prevenzione è chiave per evitare colpi di calore e incidenti, soprattutto in un contesto climatico sempre più caldo. Dal punto di vista sociale ed economico, la misura permette di bilanciare la tutela dei lavoratori con la sostenibilità produttiva e l'efficienza del sistema di ammortizzatori sociali. L'introduzione di questo nuovo approccio normativo segna una svolta storica nella gestione della salute sul lavoro, con una cultura della sicurezza più flessibile e attenta alla qualità della vita dei lavoratori.