
Burnout docenti: una malattia professionale ignorata
Il burnout tra i docenti è ormai riconosciuto come una sindrome da stress lavorativo cronico che si manifesta con esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale, configurandosi come una vera malattia professionale. Questa condizione deteriora non solo la salute mentale e fisica degli insegnanti, ma compromette anche la qualità dell'insegnamento e, conseguentemente, il sistema educativo nel suo insieme. Nel contesto italiano, dati recenti indicano che il 67% dei docenti soffre di burnout, con quasi la metà a rischio di esaurimento, mentre il 20% pratica presenteismo, lavorando nonostante condizioni psicofisiche precarie. Le cause sono molteplici, includendo l'aumento dei carichi burocratici, la gestione di classi numerose ed eterogenee, la scarsità di risorse e la mancanza di adeguata formazione e supporto psicologico. Il sottopagamento e lo stigma verso l'assenza dal lavoro alimentano un quadro professionale difficile, caratterizzato da frustrazione e isolamento.
Le conseguenze del burnout sono gravi sia sul piano mentale, con ansia, depressione e perdita di motivazione, sia su quello fisico, con rischio di malattie cardiovascolari e gastrointestinali. Questi problemi incidono negativamente sulla qualità didattica, peggiorando il clima scolastico e aumentando l'assenteismo e l'abbandono della professione. Storicamente ignorato, il problema sta oggi emergendo grazie anche al confronto con modelli europei più avanzati, dove il burnout è riconosciuto ufficialmente come malattia professionale con percorsi di supporto strutturati. In Italia, tuttavia, manca ancora una normativa specifica e diffusa che riconosca e tuteli questa patologia.
L'appello è per una legge nazionale che riconosca formalmente il burnout come malattia professionale, preveda tutele assicurative, diritto a congedi e supporto psicologico, oltre a programmi di prevenzione obbligatori e formazione continua. È fondamentale superare lo stigma collegato al disagio psicofisico e investire in un sistema scolastico che valorizzi la professionalità docente, riduca il carico burocratico e migliori le condizioni economiche e lavorative. Solo così si può garantire il benessere degli insegnanti, la qualità dell'istruzione e il futuro della società.