Arte, fede e pericolo dell'idolatria: Tolkien e Michelangelo

Arte, fede e pericolo dell'idolatria: Tolkien e Michelangelo

L'arte ha da sempre intrecciato il proprio cammino con la spiritualità, veicolando interrogativi profondi sull'esistenza. J.R.R. Tolkien e Michelangelo rappresentano due voci autorevoli su questa relazione, offrendo riflessioni complementari sulla creazione artistica, i rischi dell'idolatria e la centralità dell'amor divino come via di salvezza. Tolkien, tramite la sua idea di "sub-creazione", evidenzia quanto l'artista debba riconoscere una fonte trascendente, mettendo in guardia dalla tentazione di identificare l'opera d'arte con l'assoluto. Egli sottolinea che l'idolatria scaturisce dall'amore eccessivo verso la propria opera, che può intrappolare nel narcisismo creativo e allontanare dalla luce divina. Michelangelo, dal canto suo, propone una lettura in cui la bellezza artistica è un dono ricevuto da Dio, e il vero artista è colui che umilmente la riconosce come tale, facendosi tramite di una realtà superiore senza cercare l'autocelebrazione. Sia Tolkien che Michelangelo riflettono sul ruolo del peccato nell'arte, indicando che il pericolo non è tanto nella creazione stessa, ma nell'atteggiamento successivo all'opera, quando si rischia di idolatrarla. Questa prospettiva invita l'artista a situare la propria opera in un orizzonte di dono e responsabilità, in cui solo l'amor divino garantisce libertà e salvezza dall'ossessione creativa. Nel contesto contemporaneo, dominato da forme artistiche molteplici e da una cultura spesso individualistica, il monito di entrambi gli autori risuona come una necessità di recuperare una dimensione spirituale autentica nell'arte. La sfida attuale è educare artisti e pubblico a percepire l'opera come segno che rimanda a un ordine superiore, evitando così che l'arte diventi mero consumo estetico o idolo. Il dialogo tra la riflessione cristiana di Tolkien e l'esperienza creativa di Michelangelo rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per comprendere come l'arte possa essere ponte tra l'umano e il divino, contributo essenziale per una civiltà capace di accogliere il mistero come fonte di grandezza e speranza.