
Apple Store imbrattato: protesta ambientalista scuote NYC
L'8 luglio 2025 a New York, un attivista del movimento Extinction Rebellion ha imbrattato con vernice la celebre vetrina dell'Apple Store sulla 5th Avenue, lasciando la scritta "Tim + Trump = Toxic", per denunciare presunti legami nocivi fra Apple, il suo CEO Tim Cook e l'ex presidente Donald Trump in materia ambientale. L'azione, subito dopo ripresa massicciamente dai media e social, ha acceso un acceso dibattito sulle politiche climatiche delle grandi compagnie tech, spesso accusate di greenwashing e mancanza di trasparenza. L'attivista è stato arrestato, ma il messaggio ha risuonato a livello globale, sottolineando il malcontento crescente verso la responsabilità ambientale delle multinazionali. Nel contesto più ampio, gigante tecnologici come Apple sono sia promotori di sostenibilità – come nel caso dell'adozione di energie rinnovabili e iniziative di economia circolare – sia soggetti alle critiche per emissioni indirette, opacità nei processi produttivi e relazioni istituzionali ambigue, specie durante la presidenza Trump. Extinction Rebellion, noto gruppo di disobbedienza civile non violenta, ha scelto una forma provocatoria per forzare il dibattito sull'urgenza climatica, puntando il dito contro un equilibrio ritenuto troppo compiacente fra business e politica. Le reazioni ufficiali di Apple hanno confermato l'impegno verso la neutralità carbonica entro il 2030, ma non hanno placato le critiche. Dal punto di vista legale, l'azione si è scontrata con la tutela della proprietà privata, aprendo una riflessione sul ruolo delle proteste simboliche e i limiti da rispettare. Questo episodio evidenzia le contraddizioni tuttora presenti nel rapporto fra innovazione tecnologica, responsabilità sociale e gestione ambientale, ponendo una sfida cruciale per il futuro del settore: tradurre impegni e proteste in cambiamenti concreti e trasparenti, per riconquistare la fiducia globale e affrontare efficacemente la crisi climatica.