
Accordo USA-UE sui dazi: Italia e Francia penalizzate
Il recente accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea, annunciato nel luglio 2025 da Donald Trump e Ursula von der Leyen, segna una svolta significativa nei rapporti transatlantici. L'intesa prevede un dazio del 15% su molte esportazioni europee verso gli USA, escludendo solo specifici settori come acciaio, alluminio e medicinali. In cambio, l'UE si impegna ad acquistare beni energetici americani per 750 miliardi di dollari e a investire 600 miliardi negli Stati Uniti nei prossimi cinque anni. Questi termini creano un nuovo equilibrio commerciale che favorisce in particolare la Germania, grazie all'esclusione di materiali chiave dalle tariffe, ma penalizza fortemente Italia e Francia, che esportano ampiamente settori manifatturieri e agroalimentari soggetti ai dazi.
L'aspetto energetico è cruciale: l'Europa aumenta la sua dipendenza dagli Stati Uniti per le forniture di gas e petrolio, una scelta motivata dalla necessità di diversificare dopo la crisi energetica legata alla guerra in Ucraina. Tuttavia, ciò comporta effetti negativi sui costi dell'energia e sulla competitività delle industrie europee, in particolare quelle italiane che già devono affrontare sfide di mercato e questioni legate alla protezione delle denominazioni di origine. Le reazioni politiche riflettono cautela e preoccupazione: la premier italiana Meloni adotta un approccio prudente in attesa di dettagli, mentre la Francia manifesta timori per l'export e l'occupazione nei settori chiave.
L'accordo rappresenta quindi una delicata sfida per l'Unione Europea, evidenziando squilibri interni che potrebbero approfondire le divisioni tra paesi membri e rafforzare la necessità di un'autonomia strategica. La Germania appare come il principale beneficiario, consolidando la sua posizione industriale e commerciale, mentre Italia e Francia devono trovare strumenti di politica commerciale e di compensazione adeguati per mitigare gli effetti negativi. In ultima analisi, il patto rischia di ridisegnare gli assetti dell'export europeo e di mettere alla prova l'unità e la capacità di crescita sostenibile dell'UE nel contesto globale.