
Esame di maturità: voto, protesta e valore della valutazione
L'esame di maturità rappresenta un momento cruciale nel sistema scolastico italiano, come evidenziato dall'edizione 2025, segnata da una protesta significativa degli studenti. La cosiddetta "scena muta" e il caso di uno studente che ha contestato il proprio voto di 62/100 hanno acceso un dibattito acceso sul valore e la percezione della valutazione. Da un lato, le istituzioni, con il ministro Valditara, hanno risposto con fermezza, minacciando sanzioni severe, dall'altro il malcontento giovanile riflette un disagio profondo legato alla sensazione di ingiustizia e alla percezione di una scuola distante dalle reali esigenze degli studenti.
Le proteste non sono episodi isolati, ma espressione di una generazione che denuncia una valutazione percepita come riduttiva, focalizzata più sul numero che sulla crescita personale e sul percorso individuale. Questo malessere è amplificato da dati allarmanti come quelli del rapporto Invalsi 2025, che indica una dispersione scolastica del 9,8%, sottolineando una correlazione diretta tra modalità di valutazione e abbandono degli studi. La valutazione, quindi, viene percepita non solo come strumento di merito, ma anche come fonte di frustrazione e esclusione.
Per rispondere a queste criticità, è urgente ripensare il ruolo del voto finale, abbandonando un approccio esclusivamente sommativo e mirando a una valutazione formativa e inclusiva. Esperienze internazionali suggeriscono metodi più articolati che valorizzino il percorso individuale, promuovendo la crescita personale e il pensiero critico. La sfida dell'esame di maturità 2025 diventa così simbolo della necessità di una riforma del sistema scolastico italiano basata sul dialogo, trasparenza e partecipazione, per restituire dignità alle valutazioni e favorire un'educazione più giusta ed equa.