
Troppi test in università: rischio burnout crescente
Negli ultimi cinque anni, le università del Regno Unito hanno visto un aumento significativo dei test e delle valutazioni, spinto dall'emergere dell'intelligenza artificiale (IA). L'intenzione è di contrastare il plagio e garantire integrità accademica, ma ciò ha generato una pressione crescente sugli studenti, con un impatto negativo sulla loro salute mentale. La media dei test sommativi è salita da 5 a 5,8 per semestre e quelli formativi da 2,5 a 4,1, secondo il Student Academic Experience Survey (SAES). Questi numeri indicano un cambiamento sistematico che, sebbene volto a migliorare la trasparenza, ha prodotto più ansia e stress accademico.
Le ragioni di questa crescita sono molteplici: la diffusione dell'IA genera timori sull'autenticità dei lavori degli studenti, spingendo le università a moltiplicare i momenti di verifica per mantenere la fiducia nei risultati. Tuttavia, questo approccio ha effetti collaterali come la sovra-valutazione, che spinge gli studenti verso il burnout, manifestato da esaurimento emotivo e calo di motivazione. Il burnout porta spesso all'abbandono degli studi e compromette la qualità dell'apprendimento, trasformando l'esperienza universitaria in una mera corsa al superamento degli esami.
Di fronte a questa situazione, alcune università stanno adottando politiche innovative, come pause programmate tra test, supporto tutorale e metodi valutativi più diversificati. Contrastare il burnout richiede intervenire su cultura del benessere, supporto psicologico, gestione dello stress e ridefinizione della valutazione stessa con più flessibilità e attenzione ai processi. Anche a livello internazionale si osservano approcci diversi, con modelli più calibrati e esperienziali. Il futuro dell'università deve coniugare progresso tecnologico e umanità, trovando un equilibrio tra rigore e benessere degli studenti.