
Furto dati Tea: 72mila foto online, allarme privacy
L'app Tea, lanciata nel 2023 e dedicata esclusivamente alle donne, ha subito un grave furto di dati nel 2025 che ha coinvolto oltre 72 mila foto, messaggi privati e numeri telefonici. Con un bacino di oltre 4 milioni di utenti, principalmente giovani donne tra i 18 e i 35 anni, Tea si era affermata come una piattaforma sicura e inclusiva per la socialità femminile. Tuttavia, due attacchi informatici ravvicinati hanno sfruttato diverse vulnerabilità tecniche, tra cui backup non protetti e falle nell'autenticazione, causando la fuga massiva di dati personali su piattaforme come 4chan. La diffusione rapida e incontrollata delle immagini e delle informazioni sensibili ha avuto un impatto devastante sulla privacy delle utenti, esponendole a rischi concreti di stalking, molestie e cyberbullismo.
Il caso Tea ha messo in evidenza una particolare vulnerabilità delle app rivolte alle donne, che spesso raccolgono dati estremamente personali e sensibili. La percezione di un ambiente protetto è stata infranta, sollevando preoccupazioni legate alle ripercussioni psicologiche e sociali per le vittime, molte delle quali hanno dovuto interrompere le proprie attività digitali e affrontare ansia e senso di vergogna. Stakeholder, associazioni femminili e istituzioni hanno richiesto un rafforzamento delle misure di sicurezza informatica e una maggiore tutela legale, anche alla luce del GDPR e dei casi analoghi verificatisi a livello internazionale in piattaforme simili.
Il team di Tea ha risposto attivando protocolli di sicurezza avanzati, tra cui backup criptati, autenticazione a due fattori e monitoraggio costante, invitando gli utenti a seguire pratiche di sicurezza digitale. L'incidente serve come monito per l'intero settore tecnologico e sociale: la protezione dei dati personali deve essere una priorità assoluta, soprattutto in spazi digitali riservati a gruppi vulnerabili come le donne. Solo attraverso investimenti continui in cybersecurity, una responsabilità condivisa e un dialogo aperto tra tecnologia, leggi e società civile sarà possibile ricostruire un ambiente di fiducia e sicurezza per tutte le utenti online.